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Cibi ultra-processati: Intervista di “la Repubblica Salute” ai nostri esperti

I ricercatori del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione del Neuromed di Pozzilli intervistati da la Repubblica Salute per comprendere i danni alla salute che arrecano i cibi ultra-processati .

Lo sappiamo un po’ tutti: una dieta bilanciata come quella mediterranea offre le migliori chance di vivere a lungo e in salute. Un conto, però, è un sugo di pomodoro fatto in casa, con ingredienti freschi e genuini. Un altro è un piatto di pasta preparato con un sugo industriale o, peggio, riscaldando un piatto pronto precongelato.

In gergo tecnico i cibi industriali sono definiti “ultra-processati” e sempre più ricerche stanno dimostrando che, consumati troppo spesso, possono rappresentare un pericolo per la nostra salute. Uno studio dell’International Agency for Research
on Cancer (Iarc) dell’Oms ha concluso che un’alimentazione eccessivamente ricca di cibi ultra-processati è collegata a un aumento rilevante del rischio di sviluppare tumori e malattie cardio-metaboliche.

Mentre i dati più recenti del progetto “Epic” (“European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition”), pubblicati a novembre sullo European Journal of Nutrition, hanno evidenziato che un aumento del 10% del consumo di cibi ultra-processati è associato a un incremento del 23% del rischio di tumori testa-collo e del 24% di quello di cancro dell’esofago.

Di quali alimenti parliamo? I cibi ultra-processati sono una categoria alimentare ampia, variegata e non semplice da definire, in cui rientra una buona percentuale dei prodotti che troviamo in esposizione nei supermercati: cibi all’apparenza innocui, come alcuni cereali per la prima colazione o chips di legumi (pubblicizzate spesso come sane e naturali), e alimenti dichiaratamente poco salutari, come salsicce e carni lavorate, dolciumi, soft drinks e pizze surgelate.

Si tratta di quei cibi in cui la lavorazione industriale degli ingredienti, e l’aggiunta di coloranti, conservanti e additivi di ogni tipo, fa sì che degli alimenti originali non rimanga quasi più niente. Prodotti pratici, gustosi e veloci da preparare, economici e dal packaging accattivante: la quintessenza dell’industria alimentare, su cui una fetta crescente della popolazione mondiale basa la propria dieta quotidiana.

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