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Valentin Fuster alla cerimonia di intitolazione della Sala Convegni Neuromed

Valentin Fuster nel corso dell’incontro

Conosciamo molto delle malattie, e impariamo continuamente cose nuove. Invece sappiamo ancora molto poco della salute. La sfida che abbiamo davanti è proprio di studiare la salute, a livello molecolare, genetico, clinico, persino emotivo”.

È un cambio completo di prospettiva, quello che Valentin Fuster, personalità scientifica di livello mondiale, ha proposto durante la sua “lecture” in occasione dell’intitolazione della sala convegni dell’I.R.C.C.S. Neuromed. Con la cerimonia di ieri, la sala ha preso il nome di Marc Verstraete, lo scienziato belga recentemente scomparso che aprì orizzonti completamente nuovi nella terapia delle malattie cardio e cerebrovascolari.

Fuster, che fu anche il cardiologo di Giovanni Paolo II, è attualmente Direttore del Centro Cardiologico del Mount Sinai Hospital di New York e Direttore del Centro Nazionale di Ricerche Cardiologiche di Madrid, nonché Direttore del Journal of American College of Cardiology. Il suo intervento al Neuromed ha disegnato uno dei panorami futuri della medicina: la personalizzazione, spinta al punto da poter individuare i rischi di malattia anche in persone che non presentano ancora alcun segno.

Fino ad oggi – ha detto Fuster – la scienza ha concentrato le sue energie soprattutto sulle patologie. Ovviamente dobbiamo continuare su quella strada, ma intervenire quando una malattia si è manifestata è sempre molto complesso e costoso per i servizi sanitari.  Il fatto è che conosciamo molti dettagli delle malattie, ma sappiamo molto poco della salute. Penso che sia lì che vedremo i risultati più promettenti. La comprensione della salute si sta evolvendo rapidamente e anche qui al Neuromed state lavorando molto in questo campo, attraverso i vostri studi di popolazione, come il progetto Moli-sani”.

È il concetto stesso di salute che deve evolversi, secondo lo scienziato spagnolo: “Se guardiamo alle persone tra i 25 e i 50 anni, scopriamo che nel 50% di loro è già possibile, con tecniche di precisione, vedere problemi nelle arterie. Queste persone, le consideriamo in salute oppure stiamo già osservando una malattia? Ecco, la sfida è sapere cogliere i segni giusti, quando una patologia è ancora a livello subclino e possiamo fare ancora molto”.

Con Fuster – ha detto Giovanni de Gaetano, Presidente dell’I.R.C.C.S. Neuromed – abbiamo esaminato una medicina nuova. Che definisce la salute prima ancora della malattia. Ci troviamo in perfetta convergenza su questo, perché Neuromed è sempre più interessato a una medicina individuale, personale, capace di cogliere tutti gli aspetti che possono indicare il pericolo di una patologia con molti anni di anticipo”.

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Ufficio Stampa

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